Utenze assoggettate al pagamento
Media annua di Oneri pagati dai consumatori
Indebito aumento medio della bolletta gravato da IVA
+ IVA pagati dai consumatori dal 2014 al 2024

Basta Oneri Generali di Sistema nelle nostre bollette
Abbiamo promosso il referendum per ottenere che gli oneri generali di sistema siano tolti
dalla bolletta che paghiamo per il consumo dell’energia elettrica.
25 Marzo 2025
E’ avvenuta la pubblicazione del quesito referendario (25A01917) su Gazzetta Ufficiale della Repubblica e stiamo ricevendo l’aiuto di privati, di associazioni dei consumatori e di associazioni di categoria.
A GIUGNO 2025 e per tre mesi raccoglieremo le adesioni alla richiesta referendaria sul sito ministeriale.
Il Comitato
In data 24 marzo 2025 i 10 componenti del " Comitato Referendario Energia per Tutti" hanno depositato in Cassazione l'iniziativa referendaria riferita al dgls n.79 del 1999 (detto Bersani ) per la modifica dell'art 3 che al comma 11 consente all'Autorità di settore (Arera) di mettere nelle bollette per il consumo di elettricità gli oneri generali di sistema che comportano un aggravio sulla spesa compreso tra il 22 e il 30%.
Ottenere ciò che è giusto
Questi oneri, che chiediamo siano tolti dalla bolletta per il consumo, sono inseriti dall'autorità nei costi di trasporto e distribuzione dell'elettricità mentre negli altri Paesi UE sono posti a carico della fiscalità generale. Il decreto Bersani, in contrasto con il principio della proporzionalità contributiva, ha determinato la creazione di un'area di parafiscalità aggravata dall'applicazione di IVA a carico dei soli consumatori.
E' tempo di dire basta
Ancora oggi, pur in presenza di pronunciamenti della Suprema Corte di Cassazione e di successivi aggiornamenti legislativi, l'autorità di settore mantiene tale carico per importi, peraltro aggravati da IVA, resi indenni dalla determinazione politica. Tali oneri, che feriscono la capacità competitiva esprimibile sui mercati dalle nostre imprese, sono l'evidente fonte di disagio economico e sociale per moltissime famiglie.
VOTA SI
La raccolta di firme che avverrà, a partire di giugno sulla piattaforma on line del Ministero degli Interni, presso i Comuni e sui banchi posti in aree di pubblico accesso consentirà l'indizione del referendum che auspichiamo ponga fine a questo iniquo dettame. Il quesito referendario richiede di abrogare la frase del comma 11 che autorizza dal 1999 l'Autorità dell'energia ARERA, ad aumentare il corrispettivo pagato per il trasporto dell'energia.
Approfondimento..
Il quesito referendario richiede di abrogare la frase del comma 11 che autorizza dal 1999 l'Autorità dell'energia ARERA, ad aumentare il corrispettivo pagato per il trasporto dell'energia, previsto dal comma 10, ponendo a carico delle bollette gli oneri generali del sistema elettrico introdotti nell'ordinamento dallo stesso comma 11. Con il quesito referendario si chiede che finalmente si osservino gli indirizzi piu' generali dell'Unione Europea, le leggi e le sentenze nazionali esistenti che chiedono la corretta gestione degli oneri generali di sistema, escludendoli dalla bolletta dei consumatori.
Nel 1999 tali oneri, secondo il comma 11, sostenevano i costi della dismissione delle centrali elettriche nucleari voluta dal cittadino con referendum abrogativo e i costi degli istituti di ricerca elettrica, allora deficitari. Tali costi all'epoca furono addossati al consumatore anziché al contribuente per circa un miliardo di euro. Nel corso dei successivi 25 anni il Governo ha consentito che si sovvenzionassero alcune imprese produttrici e consumatrici, per permettere che queste non subissero i del tutto ipotetici danni economici conseguenti alla trasformazione dei mercati.
Cosi' e' stato che i consumatori, nel corso degli anni e sotto la coltre chiamata "oneri generali di sistema", siano stati chiamati a sborsare con il pagamento delle proprie bollette l'esorbitante cifra di oltre 120 miliardi di euro. Tali oneri in alcuni anni sono, gia' prima della bolla speculativa registrata nel 2022, giunti a rappresentare anche il 50% della nostra bolletta elettrica.
Le ripetute decisioni del Consiglio di Stato, della Corte di Cassazione, della Corte dei conti, dell'Unione Europea, delle commissioni tributarie, del Parlamento hanno invece chiaramente confermato che tali oneri, che mediamente gabellano (IVA inclusa) del 27% la spesa per l'acquisto dell'energia elettrica, non possano essere inseriti tra i costi effettivi del servizio elettrico prestato ai consumatori. A tutela del tenore di vita dell'intero quadro sociale del Paese, con fondamentale riferimento alla salvaguardia dei posti di lavoro, gli oneri di sistema devono essere remunerati al di fuori della bolletta, cessando di pesare sull'approvvigionamento energetico di famiglie e imprese.
Del resto, è illogico ritenere che le famiglie ed imprese, contrariamente a quanto stabilito dal diritto costituzionale, continuino ad essere chiamati a finanziare, con i loro consumi, soggetti che operano in attività consolidanti redditi molto elevati. In definitiva, il quesito referendario non chiede l'abrogazione degli oneri generali di sistema, ma sollecita lo spostamento della loro riscossione dal consumatore a cittadino contribuente sottoponendo i ricavi alle attente politiche di Governo e Parlamento.
Rispondendo "sì" al quesito referendario il cittadino esprime la propria volontà a che finalmente, eliminando l'erroneo statement giuridico primitivo del comma 11, gli oneri generali di sistema siano posti, con un esame razionale ed attento, in capo al contribuente come auspicato da leggi e sentenze, confermando l'esigenza che sul consumatore, come previsto dalle direttive del Parlamento e dell'Unione Europea, debba pesare unicamente l'obbligo di remunerazione dei costi effettivi del servizio elettrico relativi alla produzione, trasporto, distribuzione e misura dell'energia.

Scopri la voce dei cittadini
Maria Giovanna è una semplice cittadina come tutti noi che in questo video racconta che cosa sono questi oneri di sistema, del perchè ci ritroviamo a pagarli ingiustamente e che cosa vuole ottenere la nostra iniziativa, guarda la sua video testimonianza.
FAQ
Come vi è facile comprendere prima di maturare la scelta di proporre questo referendum abbiamo incontrato più soggetti e, trovandoci di fronte a interlocutori “tecnicamente disarmati” sull’argomento che volevamo proporre, ci siamo sentiti ripetutamente chiamati a rispondere alle domande che di seguito riportiamo.
E’ evidente che ognuna di queste domande dovrebbe meritare uno spazio di risposta più ampio e per questo siamo pronti a rispondere direttamente a ogni chiarimento che riterrete opportuno ricevere.
Per farlo Vi basterà compilare lo spazio dedicato alle domande più frequenti che trovate al termine di questa scheda FAQ.
Ma iniziamo …
La colpa della crescita del costo dell’energia in Italia è stata causata dalla liberalizzazione del mercato energetico?
Questo è un primo luogo comune che merita una risposta.
Troppe volte sentiamo dire che la liberalizzazione del mercato ha causato l’impennata dei prezzi registrati sulla materia prima energia elettrica e questo ci ha portato a non vedere le evidenti “imperfezioni” provocate dalla mancanza di una visione complessivamente tutelante il consumatore che doveva essere propria della politica.
Non a caso quanto abbiamo avuto modo di registrare in Italia nella più totale inerzia della politica non trova corrispondenza altrove anche perché altrove, e la Spagna si è mostrata maestra in questo, si è avuto il coraggio di intervenire correggendo con efficacia gli errori che venivano emergendo.
Si deve affermare che se è vero che la crisi geopolitica provocata da embarghi, più o meno reali, ha fatto esplodere la speculazione sulle borse energetiche europee non si devono dimenticare altri tre errori, del tutto italiani, saldamente incistati nelle nostre regole di mercato nonostante siano la causa reale concorrente al peggioramento della spesa.
Dobbiamo infatti ricordare il fattore incrementale della spesa direttamente collegato alla scelta del modello di remunerazione dell’energia scelto per il mercato all’ingrosso nazionale, gli elevati costi di distribuzione remunerati dal consumatore e, cosa cui il nostro referendum vorrebbe proporre rimedio, l’enorme aggravio provocato dall’inserimento in bolletta di voci di natura chiaramente parafiscale gravate da IVA.
Di cosa stiamo parlando?
Degli Oneri Generali di Sistema che esprimono una parte troppo significative della bolletta che riceviamo se abbiamo la sfortuna di essere consumatori italiani.
Che origine hanno gli oneri generali del sistema elettrico?
Nella fase di formazione del libero mercato energetico italiano (torniamo quindi al decreto Bersani del ’99) si ritenne opportuno inserire nel decreto che portava l’Italia fuori dal monopolio quelle poche parole che con la nostra istanza referendaria proponiamo di sopprimere per fare in modo che alcuni costi del sistema elettrico non rimanessero “incagliati”, cioè non pagati.
Si fece riferimento alla necessità di coprire i costi derivanti dalla rinuncia alla via della generazione nucleare negata per scelta referendaria e, in un contesto di apparente transitorietà, questo importo (all’epoca inferiore al miliardo di euro) fu da subito posto in capo ai soli consumatori.
Perché si decise che dovevano essere i consumatori a pagare questo carico?
Addebitare a più di trenta milioni di utenze l’importo originario determinava una spesa inferiore a una decina di euro euro/anno e per questo si scelse di trasferire il carico ad una larga platea senza interessare la fiscalità generale ponendo di fatto inizio ad un meccanismo che nel tempo è venuto letteralmente ad esplodere sino a farne il portafoglio in grado di remunerare ogni scelta, sia governativa che non governativa, di politica energetica dello Stato.
E chi avrebbe dovuto pagare?
Le scelte dello Stato devono essere poste in carico alla fiscalità generale, devono essere oggetto di verifica e ratifica parlamentare e, soprattutto, devono sottostare al dettame costituzionale che, è sempre bene ricordarlo, impone che ogni cittadino concorra alla copertura del fabbisogno economico dello Stato in misura proporzionale al proprio reddito.
Ma cosa abbiamo finito di pagare con gli Oneri Generali di sistema?
L’opportunità proposta dal testo del decreto Bersani nel tempo è diventato il cavallo di Troia usato per addebitare in modo del tutto illogico ai soli consumatori ogni spesa derivante dalle scelte energetiche fatte dalla politica.
Così, come vedrete, è successo che ogni onere imposto al Paese per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e, più recentemente, per la transizione energetica necessaria per contrarre la dipendenza da idrocarburi divenuti onerosi a seguito della situazione geopolitica maturata nel continente con la crisi russo-ucraina sono finiti con il pesare prevalentemente sulle categorie di consumo con minore capacità reddituale.
Del resto, da che mondo è mondo, i soldi devono essere presi dai poveri che di soldi ne hanno pochi ma sono tanti.
Ma così facendo hanno fatto pagare la maggior parte del conto, nel tempo moltiplicatosi sino a punte di 17 miliardi di euro/anno, alla popolazione meno abbiente?
Esatto, e ,come se non bastasse, lo si è fatto introducendo criteri di addebito sostanzialmente degressivi per favorire chi più consumava. Una scelta politica questa certamente dovuta alla volontà di ridurre l’enormità di costi che si venivano a trasferire sul sistema produttivo del Paese ma che però hanno provocato l’aumento della richiesta fatta ai consumatori domestici, alle bollette di casa.
Per ironia della sorte negli scorsi anni si è pure deciso che ogni insolvenza al pagamento degli Oneri Generali di Sistema debba essere puntualmente calcolato dai distributori per essere trasferito, con ulteriori incrementi correttivi annidati ancora una volta negli Oneri Generali di sistema, a chi invece paga che, con tutta probabilità, merita proprio di essere cornuto e mazziato.
Chi è offeso dall’attuale quadro normativo nazionale?
E’ indubbio che, oltre alle famiglie chiamate a sopportare il carico maggiore, la lievitazione del costo complessivo dell’energia elettrica, incidendo direttamente sui costi di trasformazione e sui servizi del Paese, ha finito con il colpire l’intero tessuto imprenditoriale che si è trovato a competere sui mercati internazionali con produttori esteri chiamati a pagare molto meno l’energia loro necessaria.
Per capire il reale costo dell’energia elettrica al consumo basti osservare che, ben oltre i dati diffusi, quanto pagato altrove esprime valori almeno dimezzati da quanto espresso dal mercato nazionale.
Oltre a questo non si deve dimenticare la pesante spinta, puntualmente confermata da ISTAT, al rialzo dei prezzi sui generi di largo consumo anch’essi gravanti sulle famiglie.
Una spirale che, senza proporre nessuna speranza di governo, pesa troppo.
Ma questa cosa è comune a tutti gli Stati membri dell’Unione Europea?
No.
Gli altri stati membri hanno sostenuto ogni voce di spesa in Italia caricata negli Oneri Generali di Sistema con gli strumenti della fiscalità generale. Se poi pensate che su questo carico viene pure applicata l’IVA che paghiamo (cosa non fatta per le accise, le tasse di Stato) ci rendiamo conto della molteplicità di interessi che hanno legato lo Stato ai beneficiati, forse è meglio dire ai miracolati, economici di questa raccolta.
Ma esiste almeno trasparenza su quanto paghiamo?
Trasparenza è la parola forte che, tanto per cambiare, non si è mai utilizzata nella gestione di queste partite economiche che vengono definite trimestralmente dall’ARERA. Valori che, per importanza, meriterebbero una rendicontazione ed una illustrazione ben superiore a quanto sino ad ora reso pubblico o celato anche da tutte le relazioni annuali prodotte per giustificare e descrivere annualmente l’attività svolta dalla stessa Autority.
Ma nessuno ha mai fatto emergere questo problema?
E’ chiaro che un “errore” di queste proporzioni doveva provocare, anche da parte di più organi dello Stato, esame e critiche che però si è sino ad ora preferito lasciar cadere nel silenzio permettendo che molti possano dire di aver criticato e proposto senza che nessuno poi abbia poi fatto qualche cosa di concreto.
Ma si può sapere cosa paghiamo sotto il cappello degli Oneri Generali di Sistema?
L’elenco di quanto si paga in bolletta sotto il cappello unico titolato “Oneri generali di sistema” è andato crescendo e si è modificato anno dopo anno raggruppando una serie di componenti di spesa nelle due voci principali ASOS e ARIM.
Se chiediamo a Google “cosa paghiamo con gli OGS” la risposta dell’AI è questa:
Gli Oneri Generali di Sistema (OGS) sono delle spese che vengono pagate in bolletta per finanziare attività di interesse generale per il sistema elettrico, come il sostegno alle fonti rinnovabili e alla cogenerazione, nonché la gestione di particolari progetti di ricerca scientifica. In sostanza, con gli OGS si contribuisce a coprire i costi di servizi non direttamente legati alla fornitura di energia elettrica, ma importanti per la stabilità e la sostenibilità del sistema energetico.
Più nello specifico, gli OGS sono composti da diverse componenti, tra cui:
ASOS (Adatto Sistema di Sostegno alle Fonti Rinnovabili e alla Cogenarazione):
questa componente è la più significativa e serve per sostenere le energie rinnovabili e la cogenerazione.
ARIM (Rimanenti Oneri Generali Maggiori):
questa componente copre altri costi di gestione e sviluppo del sistema elettrico.
UC3 (Oneri per la Gestione dell’Emergenza):
questa componente serve per finanziare la gestione di eventuali emergenze nel sistema elettrico.
UC6 (Oneri per la Gestione del Mercato):
questa componente copre i costi relativi alla gestione del mercato dell’energia elettrica.
In pratica, gli OGS sono una sorta di “tassa” che tutti i consumatori di energia elettrica pagano, indipendentemente dalla quantità di energia consumata, per sostenere attività di interesse pubblico legate al sistema elettrico.
Ma almeno questo dazio e’ imposto a tutti in modo uguale?
No.
L’Autorità di settore ARERA “spalma” la raccolta in modo da questa gravi in minor misura su alcune categorie di consumatori spostando, per motivi non sempre definiti dalla politica del Paese, sulle categorie di consumo “meno protette”, i consumatori domestici, quanto tolto alle categorie munite di rappresentanza.